La Confraternita del S.S. Rosario di Suni ha ad oggi
più di tre secoli ininterrotti di storia: la sua presenza è infatti
documentata fino al XVII secolo. Non se ne conosce, tuttavia, a causa
della mancanza di un documento, la data precisa di fondazione ma essa è
molto probabilmente ascrivibile alla metà del Seicento.
Dai pochi documenti ad essa relativi, rinvenuti
grazie ad una accurata ricerca archivistica
è possibile ricostruire almeno in parte le vicende che ne hanno
caratterizzato la nascita e la crescita. Per le questioni non supportate
dalla presenza documentaria viene in aiuto la mole di documenti
ritrovati per l’altra Confraternita di Suni la Confraternita di S. Croce
della quale sono presenti per tutto il Seicento e la metà del Settecento
i libri di amministrazione.
La notizia più antica relativa alla confraternita
risale al 1671:
in quella data iniziano ad essere attestati nel liber defunctorum
della Parrocchia i primi personaggi sepolti nella cappella della Beata
Vergine del Rosario in quanto confratelli o consorelle.
Un elenco datato al 1617, riportato nel libro di
amministrazione dell’ Obera Majore di Suni,
opera di Santa Maria che amministrava i beni della Parrocchia,
restituisce le somme in denaro date dalle associazioni del paese per
l’acquisto di paramenti per la Parrocchia: in questo elenco la
confraternita del S.S. Rosario non è presente.
Dello stesso anno è la relazione ad limina del
Vescovo di Bosa Don Vincenzo Baccalar
che in relativamente alle associazioni presenti nella diocesi dice: “
In omnibus decem et octo diocesis oppiai in qualibet ipsos un extat
confraternitas secularium, qui candido utuntur abito. Unaquae ipsorum
suam ecclesiam aut oratorium distinctum habet. In Paroechiae vero
ecclesiae una extat mulieris congregatio sub invocatione S.m Virginis
Mariae(…)”. In quell’anno dunque in tutti i paesi della diocesi era
presente una sola Confraternita che utilizzava un abito bianco ed aveva
in proprio oratorio mentre nelle parrocchie era presente un
congregazione femminile sotto l’invocazione della Vergine Maria. E’
chiaro che il vescovo si riferisce alla Confraternita di Santa Croce,
chiamata anche de sos biancos ed alla associazione delle
raccomandate documentata a Suni dalla fine del ‘500. In questo periodo
la Confraternita del Rosario non esisteva quindi in nessun paese della
Diocesi di Bosa.
Infatti la relazione del Vescovo de Aquena del 1614
recita: “In omnibus totius diocesis oppidis seu pagis S. ta Crucis
Congregationis instituta sunt. Praeter has, nulla alia Religionis domus,
aut Congregatio seu confraternitas cernitur.”; non esiste in diocesi
altra congregazione religiosa se non quella di S. Croce.
Per avere una menzione della confraternita del
Rosario nelle relationes dei Vescovi di Bosa è necessario
attendere il 1685, anno in cui è vescovo di Bosa Giorgio Sotgia Serra,
in relazione alla parrocchia di Suni egli dice “Est confraternitatis
S. Crucis in ecclesia S. Pancratii, et in ecclesia Parrocchiali
confraternitas Rosarii.”attestando la presenza della
confraternita e indicandone l’oratorio all’interno della chiesa
Parrocchiale.
Grazie a queste considerazioni è possibile dunque
datare la fondazione della Confraternita del S.S. Rosario di Suni con un
arco cronologico compreso nel cinquantennio che va dal 1617 al 1671.
Altre relationes citano il sodalizio: quella
del vescovo Gavino de Aquena
del 1707 e quella del vescovo Cany
datata al 1727 le quali riportano entrambe:“In Parrocchia est
confraternitas S.mi Rosarij (…)”.
La nascita della Confraternita, seconda nel paese in
ordine cronologico a quella di S. Croce o dei bianchi, si colloca quindi
nel quadro delle correnti successive al rinnovamento del Concilio di
Trento (1543 – 63). Negli anni posteriori alla Controriforma, infatti,
la gerarchia della chiesa sollecitò il diffondersi delle Confraternite
considerandole un valido mezzo per scongiurare le varie credenze e
superstizioni, legate a riti ancestrali, ancora presenti nel popolo
cristiano.
Caratteristiche principali di questi sodalizi erano
il titolo, vale a dire la denominazione che ne identifica gli scopi, la
regola, scritta o tramandata oralmente, l’abito vestito dai soci nelle
cerimonie, e l’oratorio, luogo delle riunioni e della preghiera.
Il titolo del S.S. Rosario dedica la Confraternita
alla Madonna della Vittoria o del Rosario il cui culto in quel periodo
si andava diffondendo molto fortemente.
La confraternita del S.S. Rosario, sorta alla metà
del XVII secolo, aveva sede nella chiesa parrocchiale di S. Maria ad
nives: l’oratorio è identificabile con la cappella della B.V. del
Rosario. Il liber chronicon della Parrocchia conservato presso
l’archivio parrocchiale di Suni riporta due notizie sull’oratorio del
Sodalizio: nel 1791 si legge “ en la capilla del rosario, oratorio
dela coffadria estan los bultos de S. Rafaely y San Sebastian, el altar
es deçente”
(nella cappella del rosario, oratorio della confraternita, sono
collocate le statue di S. Raffaele e San Sebastiano, l’altare è in buone
condizioni), mentre nel 1824 “en la capilla del rosario, oratorio
dela coffadria, esta la virgen, san sebastian y san miguel”
(nella cappella del rosario, oratorio della confraternita, sta la
vergine, san Sebastiano e san Michele).
La Confraternita non aveva una regola scritta; la
mancanza di documenti statutari non consente di chiarire in modo totale
il quadro organizzativo del Sodalizio. E’ possibile tuttavia trarre
alcune considerazioni sulla scorta delle informazioni contenute in
antichi statuti di Confraternite della zona, come l’ Arciconfraternita
di S. Croce di Tresnuraghes,
e nei libri di amministrazione dell’altra Confraternita del paese,
confrontate con l’organizzazione odierna, certamente non esente da
modificazioni ma, in linea di massima fedele alla tradizione.
La Confraternita era governata da un Priore
coadiuvato da un Vice Priore; il Direttivo era composto da altri due
membri chiamati “massajos” che avevano funzioni di supporto. Il
priore aveva anche funzioni di Cassiere e conservava il denaro in una
cassa, chiamata “sa caxa de tres chiaes”, che aveva
appunto tre serrature con tre chiavi delle quali una tenuta dal priore,
una dal Parroco ed una da un altro individuo in modo da evitare abusi e
scorrettezze.
Il sodalizio era servito per gli affari spirituali da
un cappellano che celebrava la S. Messa nell’oratorio.
La Confraternita disponeva sicuramente di un
patrimonio di terre e bestiame di cui però non conosciamo la portata, a
differenza di quello della Confraternita di S. Croce elencato nei libri
d’amministrazione.
Al sodalizio erano aggregate anche le donne chiamate
cunsorres; esse, presenti fino agli anni settanta del Novecento,
avevano il compito di gestire la corretta sistemazione dell’oratorio e
partecipavano alle funzioni indossando, alla vita, una fascia nera
bordata di blu nella quale erano ricamate in canutiglia le lettere M e A
sovrapposte. Della loro presenza si ha testimonianza dal XVII secolo
grazie alla presenza nei libri di morte della parrocchia
di riferimenti indicanti per eventuali consorelle il luogo della
sepoltura, interrada in sa capella de su rosariu, ed il loro
status, comente cunsorre.
L’abito dei confratelli, così come lo vediamo oggi, è
caratterizzato da una tunica bianca, confizionata sulla foggia delle
camice tradizionali sarde, stretta alla vita da un cingolo bianco. Sulla
tunica è applicato un colletto di velluto nero bordato di pizzo dal
quale scende sulla sinistra un fiocco celeste. Al cingolo si appoggia
inoltre il cappuccio piegato che viene però indossato in segno di lutto
nella Settimana Santa e per i funerali.
E’
possibile che alcune variazioni abbiano mutato l’abito nel corso della
storia: ad esempio il colletto nero potrebbe essere, in effetti, la
trasformazione di una cappa o mantellina nera, più comune fra le
confraternite, divenuta con il passare degli anni sempre più piccola.
Anche il cappuccio, di forma triangolare con un lato aperto, indossato
a mo di maschera e poi girato sulla testa in modo da scoprire il volto,
potrebbe essere il residuo di una vera e propria maschera utilizzata dai
confratelli per evitare il loro riconoscimento. Alcune confraternite
della Sardegna usano ancora questo tipo di copricapo, che ha la stessa
foggia del nostro ma copre il viso e presenta dei buchi all’altezza
degli occhi: si può ipotizzare che i buchi a Suni siano scomparsi nel
momento in cui i confratelli hanno iniziato a scoprire il volto girando
il cappuccio sulla testa.
Le feste tradizionali della Confraternita sono quella
della B.V. del Rosario, quella di S. Sebastiano e quella di San Michele.
Il sodalizio inoltre si prodiga assieme alla confraternita di Santa
Croce per l’organizzazione della Settimana Santa.
Dal ‘600 ad oggi la Confraternita è sempre stata
presente a Suni creando una situazione di continuità non facilmente
riscontrabile se non in pochi paesi della Sardegna dove attualmente i
vari sodalizi scomparsi nel secolo scorso si stanno rifondando.
Le fonti orali rappresentano ad esempio, per gli anni
’50 del Novecento una situazione che contava per la confraternita ben
quaranta iscritti. Oggi questi numeri si sono certo ridimensionati ma
rappresentano comunque una importante realtà per la vita della
Parrocchia di Suni.