SU ROSARIU DE SUNE

 

 

LE NOSTRE ORIGINI E LA NOSTRA STORIA

Home
CHI SIAMO
LA STORIA
LE TRADIZIONI
SETTIMANA SANTA
LA PARROCCHIA
LO STATUTO
PHOTO GALLERY
NEWS

 

             La Confraternita del S.S. Rosario di Suni ha ad oggi più di tre secoli ininterrotti di storia: la sua presenza è infatti documentata fino al XVII secolo. Non se ne conosce, tuttavia, a causa della mancanza di un documento, la data precisa di fondazione ma essa è molto probabilmente ascrivibile alla metà del Seicento.

            Dai pochi documenti ad essa relativi, rinvenuti grazie ad una accurata ricerca archivistica[1] è possibile ricostruire almeno in parte le vicende che ne hanno caratterizzato la nascita e la crescita. Per le questioni non supportate dalla presenza documentaria viene in aiuto la mole di documenti ritrovati per l’altra Confraternita di Suni la Confraternita di S. Croce della quale sono presenti per tutto il Seicento e la metà del Settecento i libri di amministrazione.[2]

            La notizia più antica relativa alla confraternita risale al 1671[3]: in quella data iniziano ad essere attestati nel liber defunctorum della Parrocchia i primi personaggi sepolti nella cappella della Beata Vergine del Rosario in quanto confratelli o consorelle.

            Un elenco datato al 1617, riportato nel libro di amministrazione dell’ Obera Majore di Suni[4], opera di Santa Maria che amministrava i beni della Parrocchia, restituisce le somme in denaro date dalle associazioni del paese per l’acquisto di paramenti per la Parrocchia: in questo elenco la confraternita del S.S. Rosario non è presente.

            Dello stesso anno è la relazione ad limina del Vescovo di Bosa Don Vincenzo Baccalar[5] che in relativamente alle associazioni presenti nella diocesi dice: “ In omnibus decem et octo diocesis oppiai in qualibet ipsos un extat confraternitas secularium, qui candido utuntur abito. Unaquae ipsorum suam ecclesiam aut oratorium distinctum habet. In Paroechiae vero ecclesiae una extat mulieris congregatio sub invocatione S.m Virginis Mariae(…)”. In quell’anno dunque in tutti i paesi della diocesi era presente una sola Confraternita che utilizzava un abito bianco ed aveva in proprio oratorio mentre nelle parrocchie era presente un congregazione femminile sotto l’invocazione della Vergine Maria. E’ chiaro che il vescovo si riferisce alla Confraternita di Santa Croce, chiamata anche de sos biancos ed alla associazione delle raccomandate documentata a Suni dalla fine del ‘500. In questo periodo la Confraternita del Rosario non esisteva quindi in nessun paese della Diocesi di Bosa.

            Infatti la relazione del Vescovo de Aquena del 1614[6] recita: “In omnibus totius diocesis oppidis seu pagis S. ta Crucis Congregationis instituta sunt. Praeter has, nulla alia Religionis domus, aut Congregatio seu confraternitas cernitur.”; non esiste in diocesi altra congregazione religiosa se non quella di S. Croce.

            Per avere una menzione della confraternita del Rosario nelle relationes dei Vescovi di Bosa è necessario attendere il 1685, anno in cui è vescovo di Bosa Giorgio Sotgia Serra, in relazione alla parrocchia di Suni egli dice “Est confraternitatis S. Crucis in ecclesia S. Pancratii, et in ecclesia Parrocchiali confraternitas Rosarii. [7] attestando la presenza della confraternita e indicandone l’oratorio all’interno della chiesa Parrocchiale.

            Grazie a queste considerazioni è possibile dunque datare la fondazione della Confraternita del S.S. Rosario di Suni con un arco cronologico compreso nel cinquantennio che va dal 1617 al 1671.

            Altre relationes citano il sodalizio: quella del vescovo Gavino de Aquena[8] del 1707  e quella del vescovo Cany[9] datata al 1727 le quali riportano entrambe:“In Parrocchia est confraternitas S.mi Rosarij (…)”.

            La nascita della Confraternita, seconda nel paese in ordine cronologico a quella di S. Croce o dei bianchi, si colloca quindi nel quadro delle correnti successive al rinnovamento del Concilio di Trento (1543 – 63). Negli anni posteriori alla Controriforma, infatti, la gerarchia della chiesa sollecitò il diffondersi delle Confraternite considerandole un valido mezzo per scongiurare le varie credenze e superstizioni, legate a riti ancestrali, ancora presenti nel popolo cristiano. [10]

            Caratteristiche principali di questi sodalizi erano il titolo, vale a dire la denominazione che ne identifica gli scopi, la regola, scritta o tramandata oralmente, l’abito vestito dai soci nelle cerimonie, e l’oratorio, luogo delle riunioni e della preghiera.[11]

            Il titolo del S.S. Rosario dedica la Confraternita alla Madonna della Vittoria o del Rosario il cui culto in quel periodo si andava diffondendo molto fortemente.

            La confraternita del S.S. Rosario, sorta alla metà del XVII secolo, aveva sede nella chiesa parrocchiale di S. Maria ad nives: l’oratorio è identificabile con la cappella della B.V. del Rosario. Il liber chronicon della Parrocchia conservato presso l’archivio parrocchiale di Suni riporta due notizie sull’oratorio del Sodalizio: nel 1791 si legge “ en la capilla del rosario, oratorio dela coffadria estan los bultos de S. Rafaely y San Sebastian, el altar es deçente[12] (nella cappella del rosario, oratorio della confraternita, sono collocate le statue di S. Raffaele e San Sebastiano, l’altare è in buone condizioni), mentre nel 1824 “en la capilla del rosario, oratorio dela coffadria, esta la virgen, san sebastian y san miguel[13] (nella cappella del rosario, oratorio della confraternita, sta la vergine, san Sebastiano e san Michele).

            La Confraternita non aveva una regola scritta; la mancanza di documenti statutari non consente di chiarire in modo totale il quadro organizzativo del Sodalizio. E’ possibile tuttavia trarre alcune considerazioni sulla scorta delle informazioni contenute in antichi statuti di Confraternite della zona, come l’ Arciconfraternita di S. Croce di Tresnuraghes[14], e nei libri di amministrazione dell’altra Confraternita del paese[15], confrontate con l’organizzazione odierna, certamente non esente da modificazioni ma, in linea di massima fedele alla tradizione.

            La Confraternita era governata da un Priore coadiuvato da un Vice Priore; il Direttivo era composto da altri due membri chiamati “massajos” che avevano funzioni di supporto. Il priore aveva anche funzioni di Cassiere e conservava il denaro in una cassa, chiamata “sa caxa de tres chiaes”, che aveva appunto tre serrature con tre chiavi delle quali una tenuta dal priore, una dal Parroco ed una da un altro individuo in modo da evitare abusi e scorrettezze.

            Il sodalizio era servito per gli affari spirituali da un cappellano che celebrava la S. Messa nell’oratorio.

            La Confraternita disponeva sicuramente di un patrimonio di terre e bestiame di cui però non conosciamo la portata, a differenza di quello della Confraternita di S. Croce elencato nei libri d’amministrazione.

            Al sodalizio erano aggregate anche le donne chiamate cunsorres; esse, presenti fino agli anni settanta del Novecento, avevano il compito di gestire la corretta sistemazione dell’oratorio e partecipavano alle funzioni indossando, alla vita, una fascia nera bordata di blu nella quale erano ricamate in canutiglia le lettere M e A sovrapposte. Della loro presenza si ha testimonianza dal XVII secolo grazie alla presenza nei libri di morte della parrocchia[16] di riferimenti indicanti per eventuali consorelle il luogo della sepoltura, interrada in sa capella de su rosariu, ed il loro status, comente cunsorre.

            L’abito dei confratelli, così come lo vediamo oggi, è caratterizzato da una tunica bianca, confizionata sulla foggia delle camice tradizionali sarde, stretta alla vita da un cingolo bianco. Sulla tunica è applicato un colletto di velluto nero bordato di pizzo dal quale scende sulla sinistra un fiocco celeste. Al cingolo si appoggia inoltre il cappuccio piegato che viene però indossato in segno di lutto nella Settimana Santa e per i funerali.

E’ possibile che alcune variazioni abbiano mutato l’abito nel corso della storia: ad esempio il colletto nero potrebbe essere, in effetti, la trasformazione di una cappa o mantellina nera, più comune fra le confraternite, divenuta con il passare degli anni sempre più piccola. Anche il cappuccio, di forma triangolare con un lato aperto,  indossato a mo di maschera e poi girato sulla testa in modo da scoprire il volto, potrebbe essere il residuo di una vera e propria maschera utilizzata dai confratelli per evitare il loro riconoscimento. Alcune confraternite della Sardegna usano ancora questo tipo di copricapo, che ha la stessa foggia del nostro ma copre il viso e presenta dei buchi all’altezza degli occhi: si può ipotizzare che i buchi a Suni siano scomparsi nel momento in cui i confratelli hanno iniziato a scoprire il volto girando il cappuccio sulla testa.

            Le feste tradizionali della Confraternita sono quella della B.V. del Rosario, quella di S. Sebastiano e quella di San Michele. Il sodalizio inoltre si prodiga assieme alla confraternita di Santa Croce per l’organizzazione della Settimana Santa.

            Dal ‘600 ad oggi la Confraternita è sempre stata presente a Suni creando una situazione di continuità non facilmente riscontrabile se non in pochi paesi della Sardegna dove attualmente i vari sodalizi scomparsi nel secolo scorso si stanno rifondando.

            Le fonti orali rappresentano ad esempio, per gli anni ’50 del Novecento una situazione che contava per la confraternita ben quaranta iscritti. Oggi questi numeri si sono certo ridimensionati ma rappresentano comunque una importante realtà per la vita della Parrocchia di Suni.

[1] Per la ricerca archivistica e gli aspetti generali delle Confraternite di Suni: P.T. PINNA, Aspetti di vita Sociale e religiosa nei secoli XVII – XIX, in Suni e il suo territorio, a cura di A. M. Corda e A. Mastino, Suni 2003, pp. 207 – 218.

[2] Un approfondimento della ricerca di archivio riguardante la Confraternita di S. Croce è presente nell’ appendice documentaria della tesi di laurea: P.T. PINNA, La chiesa di San Pancrazio a Suni (NU). Fonti storiche ed analisi archeologica del monumento, Università degli studi di Sassari – Facoltà di letere e filosofia, relatore Prof. M. Milanese.

[3] Archivio della Curia vescovile di Bosa (d’ora in poi ACVB), liber defunctorum, Suni,2.

[4] ACVB, Suni, Libri amm., n.1, c. 15 v. Liberu de sa Parrocchia de Sune.

[5] Archivio Segreto Vaticano (d’ora in poi ASV), S.C. Conc.-Relationes 137A, cc. 49r – 54v.

[6] ASV, S.C. Conc.- Relationes – 137°, cc. 43r – 44v.

[7] ASV, S.C. Conc. Relationes – 137°, c.111r.

[8] ASV, S.C. Conc. Relationes – 137°, cc. 132r – 132v.

[9] ASV, S.C. Conc Relationes – 137A.

[10] A. VIRDIS, Sos battudos. Movimenti penitenziali nel Logudoro, Sassari 1987.

[11] P.T. PINNA, Aspetti…, cit. p. 207.

[12] Archivio Parrocchiale Suni (d’ora in poi APS), Liber Chronicon, c. 3r.

[13] APS, Liber chronicon, c. 8r.

[14] F.DESSI’, I capitulos dell’arciconfraternita tresnuraghese di S. Croce 1870, Sassari 1995.

[15] ACVB, S.5, Suni, Ant. Amm, nn. 4,1,10,9.

[16] ACVB, Liber defuntorum, Suni, 2.

 

 
 
 

Home | CHI SIAMO | LA STORIA | LE TRADIZIONI | SETTIMANA SANTA | LA PARROCCHIA | LO STATUTO | PHOTO GALLERY | NEWS

Ultimo aggiornamento: 30-11-06